Quando alcuni anni or sono, in un convegno sul rapporto fra uomini e condizione animale, avanzai l’ipotesi (surrogata da vari studi di antropologia evolutiva) che la sorte toccata agli animali dopo il neolitico possa presentare tratti analoghi a quella subìta dalle donne (cfr. Uomini & Animali: una relazione da svelare, Il Segno dei Gabrielli 2015 – a cura di M.Corsini-L.Mazzoni), ed appariva una tesi azzardata e forse eccessiva, forse non si sarebbe mai pensato che già allora fossero in corso sperimentazioni da parte dell’industria automobilistica con cavie sia animai che umane.
La denuncia di questi giorni, della cancelliera Merkel, presenta un quadro inusitato e paradossale, ad oltre 15 anni dal famoso ‘Libro Verde’ di Lisbona (2001) nel quale l’Unione Europea inaugurava una prospettiva di impegno qualitativo (CSR: Responsabilità Sociale dell’Impresa) per l’economia europea, lanciando una sfida ai sistemi economici degli altri continenti, a scoprirsi del tutto irresponsabili sono le migliori industrie (anzi leaders) del cuore dell’economia europea (quella Germania nota per la sua capacità di capitalismo sociale e così avanzata sul fronte dell’economia verde).
Ed ancor più grave risulta il consenso di istanze etiche a quelle sperimentazioni (volontarie?) a carico di persone umane: collocate sul medesimo piano delle creature animali. Si tratta di un ‘ponte’ tra specie animale e specie umana che nessuno avrebbe forse mai previsto, che giunge in coincidenza col rilancio delle sperimentazioni sulla clonazione.
Che altro allarme occorre per risvegliare la mente intorpidita e iper nutrita della popolazione europea?
Non è giunto il momento di cambiare strada?