“La verità muore quando
di una donna stuprata si scrive : se l’è andata a cercare
la verità muore quando
un ministro dice che i migranti sono delinquenti
la verità muore quando
ti raccontano che non esistono fatti, ma solo opinioni”
Come è possibile formare l’opinione pubblica senza una corretta informazione? C’è in gioco la democrazia.
Siamo entrati nell’era della post verità? Sicuramente in quella post informazione.
Eppure l’unico modo per combattere le fake news e salvare i giornali è un giornalismo di qualità , opzione che non viene tenuta in considerazione.
Queste sono le parole pronunciate da Giuliana Sgrena in una sala gremita da cittadini riunitisi alla Casa del Parco di Via Naviglio Alto per ascoltare e conversare con questa splendida giornalista che, per l’occasione ha presentato il suo libro “ “Manifesto per la verità”. Donne, guerra, migranti e altre notizie manipolate è il sottotitolo del volume che con senso critico analizza il ruolo dei media, in particolare del giornalismo italiano, nella narrazione distorta di fenomeni come le violenze di genere e le migrazioni.
Giuliana fa parte dell’associazione GiUlia- Giornaliste Unite Libere Autonome che dal 2011 si batte per modificare lo squilibrio informativo sulle donne e, nel 2017 è stata promotrice del Manifesto delle giornaliste e dei giornalisti per il rispetto e la parità di genere nell’ informazione contro ogni violenza e discriminazione attraverso parole e immagini.
Giuliana in questo libro smaschera le falsità che ci vengono quotidianamente propinate dalla carta stampata, da internet e da tutti quelli che hanno interesse a farci credere che le cose non stiano come veramente stanno.
Il 4 febbraio 2005, Giuliana venne rapita in Iraq, e per tutto il mese seguente l’Italia seguì con il fiato sospeso la cronaca di un sequestro estremamente confuso, in cui le logiche di potere si mischiavano al desiderio di liberare una connazionale. Desiderio che alla fine si avverò , ma al prezzo della vita di Nicola Lipari del Sismi , durante un conflitto a fuoco che nel suo libro Giuliana scrive che a sparare e quindi ad ucciderlo furono “gli amici americani”.
Proprio in quella circostanza venne più che mai evidenziata la disparità di genere, il giornalismo che annulla le donne, infatti Enzo Biagi disse “ meglio se fosse stata a casa a fare la calza”. Ma se invece fosse tornata a casa in una bara l’avrebbero celebrata come una giornalista che cercava la verità.
Non meno grave di questa esternazione è ciò che scrivono i giornalisti sui femminicidi, oppure sugli stupri. Stiamo assistendo ad una tale morbosità di stampa su questi argomenti che in nessun altro paese al mondo si scrivono articoli come quelli che vengono scritti in Italia. Quasi ad arrivare a pensare che sia nata la cultura dello stupro. Raccontare fatti drammatici -come lo sono le violenze contro le donne- con tanta superficialità, utilizzando il più delle volte dati infondati, senza alcuna verifica preliminare, contribuisce ad alimentare gli stereotipi – studentesse straniere di facili costumi- su cui si regge una cultura maschilista e patriarcale.
Per Papa Francesco Eva è stata vittima di una fake-news uscita dalla bocca del serpente. A quanto pare, da allora le bufale, non hanno smesso di rovinare le donne, visto che ancora oggi se una ha subito molestie si scrive che ci ha fatto carriera, mentre se uno ammazza la moglie per i giornalisti ha agito in preda a un raptus. Ma le vittime di questi abusi dell’informazione non sono solo i corpi delle donne, sono i migranti, le notizie distorte che giungono dai fronti di guerra amplificate dai social.
Da questo scritto ne nasce un opuscolo ruvido e lucidissimo: un manifesto da cui partire per ricostruire quel che è stato distrutto, salvare quel che ancora non è andato perso e soprattutto riconquistare la libertà di pensiero e di scelta; e su questo Giuliana confida molto sulle donne.
E anch’ io.
Gabriella Biacchi