di Luciano Mazzoni Benoni
Presentato ieri al Megastore Feltrinelli il libro “Poesie dalla Prigione” di Mahvash Sabet.
L’occasione è stata promossa a Parma da Religions For Peace e Comunità Baha’ì presso ) ci ha riservato momenti di autentica commozione.
Mahvash Sabet è stata condannata a vent’anni di carcere per la sua appartenenza alla religione bahá’í.
In una situazione sociale che sembra rallentare il cammino verso il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo: libertà di pensiero, libertà religiosa, libertà di vivere in pace, presentare una raccolta di poesie di un’autrice imprigionata per 20 anni può favorire una riflessione sui diritti umani e sulla possibilità che l’arte in generale e la poesia nel caso specifico, possa frantumare barriere e vincoli e trasmettere lontano pensieri, idee, sofferenze, emozioni.
Una traduzione esemplare, curata da Julio Savi e Faezeh Mardani, e l’illustrazione di Faezeh Mardani, docente di letteratura persiana, accompagnata dalla lettura di alcuni versi, letti dalla voce tremante di Susan Ebrahimi, anch’ella esule dalla sua terra, hanno favorito una comprensione empatica di questo dramma che si va consumando in Iran, da decenni, nel silenzio generale.
Le testimonianze susseguitesi ieri, espressione di persone di diversa cultura e confessione religiosa, hanno manifestato coralmente l’insopprimibile esigenza di libertà che va rivendicata ovunque e sempre. In questo caso con l’aggravante della discriminazione religiosa e di genere. Sorga una voce forte in difesa di quella coraggiosa poetessa e dei suoi compagni di prigionia: affinchè cessi la loro sventura e le donne in Iran come in ogni paese Arabo possano esercitare i loro diritti in pari condizioni civili.