Il 25 novembre si celebra la ventesima Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, data istituita, dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel ’99. avendo riconosciuto che la violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani.
Questa data fu scelta in ricordo del brutale assassinio nel 1960 delle tre sorelle Mirabal considerate esempio di donne rivoluzionarie per l’impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Rafael Leònidas Trujillo, il dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell’arretratezza e nel caos per oltre 30 anni. Il 25 novembre 1960, infatti, le sorelle Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare. Condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze furono stuprate, torturate, massacrate a colpi di bastone e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente.
In Italia, solo dal 2005 si è iniziato a celebrare questa giornata promossa da alcuni centri anti-violenza, man mano negli anni si è ampliata la partecipazione popolare.
La Convenzione, tenutasi ad Istanbul nel 2011, sottoscritta e ratificata anche dall’Italia, è “il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che crea un quadro giuridico completo per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza”.
A vent’anni dalla prima celebrazione il fenomeno della violenza contro le donne rappresenta un problema sociale e culturale ancora radicato e non contrastato in modo efficace.
Donne e uomini cosa possono fare? quale contributo possono dare?
Di fondamentale importanza è il riconoscimento da parte della Convenzione, volto a creare un quadro formativo completo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza, ma è altresì necessario puntare sulla prevenzione, educazione e politiche sociali, per contrastare comportamenti socio-culturali che eliminino i pregiudizi, costumi e tradizioni basate sull’idea dell’inferiorità della donna o su modelli stereotipati dei ruoli delle donne e degli uomini.
A tal proposito credo si debba partire dalla famiglia, padri e madri che hanno il compito di educare i figli in modo paritetico alle figlie femmine; sappiamo che ancora oggi non è così.
Le istituzioni, la politica, il settore manageriale, sono rappresentati da un numero maggiore di uomini; i salari delle donne sono inferiori a quelli degli uomini; questo tipo di violenza non lascia lividi, non è visibile, difficile da riconoscere, ma è altrettanto dolorosa.
Continuiamo a celebrare questa giornata fino a quando non arriverà il giorno in cui veramente non ce ne sarà più bisogno.
Gabriella Biacchi