Sono arrivati oggi a Parma i sei cittadini di origine curda che, combattendo in prima linea a Kobane la guerra di liberazione dei territori occupati dal Califfato Islamico, sono rimasti gravemente feriti. L’Ospedale Maggiore di Parma, grazie all’adesione della Regione Emilia-Romagna al progetto sanitario di accoglienza, ospiterà i feriti offrendo loro le cure necessarie per la completa guarigione. Il progetto è stato presentato durante una conferenza stampa svoltasi presso la Direzione Generale dell’AO di Parma.
“Il progetto è nato alcuni mesi fa nell’ambito della strettissima collaborazione tra l’Intergruppo parlamentare di amicizia con il popolo kurdo, al quale aderiscono deputati e senatori di tutti i gruppi politici, e l’Istituto internazionale di cultura kurda di Roma, raccogliendo l’appello rivolto alle istituzioni italiane da Asia Osman Abdulla, presidente del partito curdo Rojava, in occasione della sua visita nel nostro Paese e dell’audizione svolta in Commissione Esteri sul rispetto dei diritti umani in Kurdistan” – ha spiegato il deputato Giuseppe Romanini, presidente dell’Intergruppo – “I peshmerga curdi hanno rappresentato l’ultimo presidio militare all’avanzata dello Stato Islamico dopo che gli uomini del califfato avevano travolto gli eserciti iracheno e siriano. A loro si è rivolto l’Occidente per sconfiggere l’ISIS sul piano militare, oggi l’iniziativa umanitaria che abbiamo promosso e fortemente voluto, è il segno della doverosa gratitudine che anche il nostro paese deve a questo popolo”.
“L’intervento umanitario è stato possibile grazie all’adesione della Regione Emilia-Romagna al progetto” – ha spiegato la consigliera regionale Barbara Lori – “Grazie al prezioso interessamento della Presidente dell’Assemblea Legislativa, Simonetta Saliera, abbiamo ottenuto l’inserimento dei sei feriti curdi nel ‘Programma Assistenziale a favore di cittadini stranieri’ al quale inizialmente i curdi non avevano accesso. La disponibilità dell’Assessorato Regionale alla Salute così come della dirigenza e del personale medico dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma ha consentito quindi di mettere a disposizione dei peshmerga feriti le cure di cui avranno bisogno nelle prossime settimane”.
“Chi deve essere curato, qui deve essere accolto: questa è la frase impressa in latino nel marchio dell’Ospedale Maggiore di Parma e mai come oggi quelle parole rappresentano il ruolo del nostro ospedale, cura e accoglienza” – ha ricordato Massimo Fabi, direttore generale Azienda Ospedaliero-Universitaria – “Ringrazio il direttore sanitario Antonio Balestrino perché la presa in carico dei sei pazienti è stata adeguata e tempestiva. A loro, e all’alto valore che questo progetto umanitario esprime, mettiamo a disposizione due reparti di eccellenza nel sistema sanitario regionale come l’oculistica e la neurochirurgia”.
Alla conferenza stampa erano presenti anche Ermete Fiaccadori, presidente dell’ANPI di Reggio Emilia, e Carmen Motta in rappresentanza dell’ANPI di Parma.
“Il contributo dell’ANPI a questa iniziativa umanitaria è stato naturale perché è stata l’occasione per dare sostegno fattivo a persone che stanno facendo ‘la resistenza’ nel loro paese d’origine e stanno combattendo per la difesa della libertà e della democrazia in Medio Oriente ma anche in Occidente. Il loro impegno per fermare l’avanzata dell’ISIS è stato essenziale e irrinunciabile: dobbiamo essere loro riconoscenti e questa iniziativa consente di offrire loro una gratitudine tanto dovuta quanto necessaria.