Con la missione di pace intrapresa dal Santo Padre in Iraq, definita giustamente storica, ma rischiosa. Storica perché è la prima volta che un papa visita quei territori. Rischiosa per diversi motivi. In primis, un pericolo rappresentato dalla diffusione dell’epidemia da Covid-19 in un paese con un servizio sanitario carente. Altro motivo di preoccupazione sono le forti tensioni e la situazione di incertezza che sta attraversando tutto il Medio Oriente .
Francesco ha voluto fare questo viaggio a tutti i costi nonostante le sue precarie condizioni di salute, ma perché ha insistito così tanto nonostante tutti lo sconsigliassero?
Lo ha chiarito molto bene nella piana di UR, patria di Abramo, padre delle tre religioni monoteiste, dove oltre a condannare il terrorismo, in nome della religione ha bandito ogni forma di oppressione e prevaricazione. I suoi messaggi: basta guerre, basta armi, basta intolleranza ma incentivare il dialogo sia politico che religioso fra i vari componenti del popolo iracheno diviso, martoriato, dove le minoranze religiose , soprattutto quella cristiana, viene spesso oppressa.
I vari luoghi visitati dal Santo Padre con tanta umiltà nonostante le sue precarie condizioni di salute, ed i vari incontri che ha avuto con i vari capi, sia religiosi che istituzionali, sono stati interessanti e di grande emozione. Ma senza dubbio il più importante e di grande valore storico-religioso è stato l’incontro con l’ayatollah Al-Sistani, guida carismatica della maggioranza religiosa sciita dell’Iraq. “ L’Ayatollah Al-Sistani afferma che gli uomini sono o fratelli per religione o uguali per creazione “ E’ l’unico capo religioso islamico che da molti anni auspica la separazione della religione dalle leggi statali e quindi civili.
In tutti i discorsi di Papa Francesco sono state ripetute varie volte queste parole: fratellanza, tolleranza religiosa, comprensione tra le varie fedi, dialogo e pace.
Veramente basta guerra, basta armi, basta invasioni e incursioni che ancora oggi vengono perpetrate in quel paese, vi è ancora una presenza dell’isis, degli americani dei turchi e degli iraniani che tuttora condizionano una vera conciliazione e riavvicinamento fra le varie componenti politico-religiose. Insomma le armi non vogliono ancora tacere.
Un altro importante richiamo fatto dal Santo Padre agli iracheni è stato quello di convincerli a non lasciare quei luoghi, convincere chi è fuggito durante la guerra , soprattutto i cristiani , di rientrare nella loro terra affinché tutti insieme possano ricostruire e far rinascere un paese distrutto ma con ancora tante risorse.
La maggioranza del popolo iracheno ha appezzato la visita di Papa Francesco, lo si è visto sui volti gioiosi delle persone che lo applaudivano e lo acclamavano, hanno apprezzato la sua tranquillità, la sua pacatezza , il modo di porsi ai più deboli e sofferenti, hanno capito che ognuno ha la sua croce da portare.
Nel contempo però bisogna dire che non tutti hanno gradito questa visita ;per motivi di interessi economici, sappiamo bene che le guerre rendono molte persone ricche, ma anche ideologici. Questo lo si rileva dai diversi commenti espressi sui social network arabi.
Il grande messaggio che Papa Francesco ha voluto trasmettere al mondo intero in questo pellegrinaggio , e non sarà ‘ultimo, è la parola FINE A QUESTE GUERRE. Nel Medio Oriente durano da troppo tempo queste maledette guerre, è giunto il momento di dire BASTA. Sentiremo spesso dalla sua voce ripetere queste parole e noi non dobbiamo restare indifferenti, dobbiamo sostenerlo e aiutarlo a compiere questi processi di PACE.
ANTOINE BAYDA