di Luciano Mazzoni Benoni
In vista della GIORNATA DELLA BIODIVERSITA’, il prossimo 21 Maggio, avanzo una piccola osservazione: prendo atto con piacere del crescente numero di cittadini che recuperano il valore della ‘dimensione cosmica’ (nella quale faccio però notare come andrebbe colto non solo l’evidenza dell’elemento ‘naturale’ ma anche lo spessore di quello ‘spirituale’ – passando così dalla ecologia di superficie, già valida ma riduttiva, alla ecologia profonda, più seria e più esigente); ma poi mi accorgo di una tendenza in atto tutt’altro che coerente con questa: troppi cittadini nutrono sentimenti sempre meno umani verso tante persone – dapprima gli emigranti, ma direi più generalmente i diversi di ogni tipo- smarrendo così la consapevolezza della comunanza che ci affratella in quanto creature compartecipi della stessa natura e del medesimo destino e che esige comunque atteggiamenti e comportamenti ispirati più all’empatia che al respingimento, più al dialogo che alla divisione, più alla comprensione che all’odio.
Altrimenti, cosa ce ne faremo di una biodiversità meramente biologica senza la continuità di una biodiversità umana?
Lo ha sottolineato, non a caso, papa Francesco: talvolta è più facile apprezzare un gattino che non un nostro simile.