Fra gli obiettivi annunciati al momento della sua elezione a ‘Vescovo di Roma’ (dopo le clamorose dimissioni di Benedetto XVI) figurava la gravissima questione della pedofilia, divenuta prassi diffusa da parte del clero e tenuta finora sempre nascosta dalle autorità ecclesiastiche. I suoi predecessori (Giovanni Paolo II e Benedetto XVI) si erano trovati tra le mani questa mina vagante ed avevano iniziato a dissodare queste terreno rimasto del tutto impermeabile ed avvolto da una vera e propria omertà: così come avvenuto per altri temi scottanti della cosiddetta ‘vita consacrata’, come tutti quelli connessi alla dimensione della sessualità – negata nel tempo a presbiteri, religiosi e religiose (si badi bene: sulla base di pronunciamenti di carattere storico privi in sé di precisi vincoli di fede; non a caso gestiti in modo radicalmente differente nelle altre Confessioni cristiane, d’Oriente e d’Occidente; ed attualmente sottoposti a revisione critica da parte di numerosissimi teologi, anche cattolici).
Ebbene: in questi anni di pontificato si sono susseguiti gli interventi di papa Francesco su tale materia con sospensioni di numerosi vescovi e cardinali e perfino dell’intera Conferenza episcopale cilena. Ma ora, per la prima volta nella storia, il pontefice si rivolge con una lettera a tutti i cattolici del mondo sul tema degli abusi sessuali sui minori.
Alcuni passi del documento meritano di essere ripresi per la loro portata eccezionale, gravida di implicazioni:
LA VIOLENZA COMPIUTA DA PRETI E PERSONE CONSACRATE: è un crimine e non una colpa qualsiasi anche se disonorevole
«…constatando ancora una volta la sofferenza vissuta da molti minori a causa di abusi sessuali, di potere e di coscienza commessi da un numero notevole di chierici e persone consacrate. Un crimine che genera profonde ferite di dolore e di impotenza, anzitutto nelle vittime, ma anche nei loro familiari e nell’intera comunità, siano credenti o non credenti. Guardando al passato, non sarà mai abbastanza ciò che si fa per chiedere perdono e cercare di riparare il danno causato. »
OCCORRE UNA NUOVA CULTURA: cioè un ripensamento delle basi teologiche ed etiche delle prassi nella Chiesa.
«Guardando al futuro, non sarà mai poco tutto ciò che si fa per dar vita a una cultura capace di evitare che tali situazioni non solo non si ripetano, ma non trovino spazio per essere coperte e perpetuarsi. Il dolore delle vittime e delle loro famiglie è anche il nostro dolore, perciò urge ribadire ancora una volta il nostro impegno per garantire la protezione dei minori e degli adulti in situazione di vulnerabilità. »
NO ALLA PRESCRIZIONE E ALLA COMPLICITA’: mentalità invece molto diffuse nella Chiesa.
«Negli ultimi giorni è stato pubblicato un rapporto in cui si descrive l’esperienza di almeno mille persone che sono state vittime di abusi sessuali, di potere e di coscienza per mano di sacerdoti, in un arco di circa settant’anni. Benché si possa dire che la maggior parte dei casi riguarda il passato, tuttavia, col passare del tempo abbiamo conosciuto il dolore di molte delle vittime e constatiamo che le ferite non spariscono mai e ci obbligano a condannare con forza queste molto tempo è stato ignorato, nascosto o messo a tacere. Ma il suo grido è stato più forte di tutte le misure che hanno cercato di farlo tacere o, anche, hanno preteso di risolverlo con decisioni che ne hanno accresciuto la gravità cadendo nella complicità
VERGOGNA: finalmente questa ammissione!
«Con vergogna e pentimento, come comunità ecclesiale, ammettiamo che non abbiamo saputo stare dove dovevamo stare, che non abbiamo agito in tempo riconoscendo la dimensione e la gravità del danno che si stava causando in tante vite. Abbiamo trascurato e abbandonato i piccoli. »
NO ALLA CORRUZIONE SPIRITUALE: va snidata in tanti angoli e zione grigie della vita ecclesiale
«La dimensione e la grandezza degli avvenimenti esige di farsi carico di questo fatto in maniera globale e comunitaria. Benché sia importante e necessario in ogni cammino di conversione prendere conoscenza dell’accaduto, questo da sé non basta. Oggi siamo interpellati come Popolo di Dio a farci carico del dolore dei nostri fratelli feriti nella carne e nello spirito. Se in passato l’omissione ha potuto diventare una forma di risposta, oggi vogliamo che la solidarietà, intesa nel suo significato più profondo ed esigente, diventi il nostro modo di fare la storia presente e futura, in un ambito dove i conflitti, le tensioni e specialmente le vittime di ogni tipo di abuso possano trovare una mano tesa che le protegga e le riscatti dal loro dolore … Tale solidarietà ci chiede, a sua volta, di denunciare tutto ciò che possa mettere in pericolo l’integrità di qualsiasi persona. Solidarietà che reclama la lotta contro ogni tipo di corruzione, specialmente quella spirituale
TOLLERANZA ZERO: basta con le giustificazioni di ogni tipo
«… “tolleranza zero” e dei modi di rendere conto da parte di tutti coloro che compiono o coprono questi delitti. Abbiamo tardato ad applicare queste azioni e sanzioni così necessarie, ma sono fiducioso che esse aiuteranno a garantire una maggiore cultura della protezione nel presente e nel futuro. »
PER UNA REVISIONE PROFONDA DELL’AUTORITA’ NELLA CHIESA: mobilitazione di tutti non solo dei vertici elitari.
«E’ impossibile immaginare una conversione dell’agire ecclesiale senza la partecipazione attiva di tutte le componenti del Popolo di Dio. Di più: ogni volta che abbiamo cercato di soppiantare, mettere a tacere, ignorare, ridurre a piccole élites il Popolo di Dio abbiamo costruito comunità, programmi, scelte teologiche, spiritualità e strutture senza radici, senza memoria, senza volto, senza corpo, in definitiva senza vita.[2] Ciò si manifesta con chiarezza in un modo anomalo di intendere l’autorità nella Chiesa – molto comune in numerose comunità nelle quali si sono verificati comportamenti di abuso sessuale, di potere e di coscienza – quale è il clericalismo, quell’atteggiamento che «non solo annulla la personalità dei cristiani, ma tende anche a sminuire e a sottovalutare la grazia battesimale che lo Spirito Santo ha posto nel cuore della nostra gente»,,. Il clericalismo, favorito sia dagli stessi sacerdoti sia dai laici, genera una scissione nel corpo ecclesiale che fomenta e aiuta a perpetuare molti dei mali che oggi denunciamo. Dire no all’abuso significa dire con forza no a qualsiasi forma di clericalismo. »
La vicenda, per molteplici aspetti, meriterebbe vari commenti. Ci limitiamo per ora a sottolineare:
Le forme di violenza non si riducono alle sole pratiche sessuali, ma comprendono anche altri abusi di potere e di coscienza
Quanto ammesso esige una ridiscussione dell’intera concezione piramidale ed autoritaria, concepita in chiave clericale e per di più misogena e maschilista
E richiede una diversa cultura in fatto di etica: come richiesto dalle avanguardie teologiche ormai da un secolo
Ma comporta anche una revisione radicale delle ‘regole della cosiddetta vita consacrata’: vale a dire degli obblighi e/o divieti in fatto di sesso e di celibato, ispirati da concezioni mortificanti messe in discussione sia dalle scienze umane che dagli studi teologici.
L’Associazione OLTRE IL PONTE, pur nella sua natura laica e pluralista, continuerà a prestare attenzione a questi fenomeni, nell’auspicio di una evoluzione significativa dei mondi religiosi (interpellati tutti senza eccezione a rispondere alla storia e all’umanità) verso l’approdo a superiori stati di coscienza, oltre ogni chiusura di genere, confessionale ed esclusivista.
atrocità, come pure a concentrare gli sforzi per sradicare questa cultura di morte; le ferite “non vanno mai prescritte”. Il dolore di queste vittime è un lamento che sale al cielo, che tocca l’anima e che per
Luciano Mazzoni Benoni